Hana, una bambina siriana di dodici anni, e Nadia, una cinquantenne romana con un figlio malato, sono le due voci narranti di questo romanzo. Due storie parallele che alla fine si incontrano, regalandoci un segnale di speranza: se l’amore non può guarire ogni ferita, almeno ci può salvare dalla solitudine.
Hana, in una Aleppo spaccata in due dalla guerra, si trova a vivere le peggiori nefandezze: perde l’amica del cuore sotto i bombardamenti e più avanti l’intera famiglia. Le resta il padre, Nadir, con il quale abbandona la Siria per rifugiarsi in Turchia. Ma anche quel paese non offre loro una vera prospettiva; padre e figlia partono allora per la Grecia. Durante la traversata Nadir muore e Hana arriva sola a Lesbo. Nel centro di Moria, abbandonata a sé stessa, sviluppa dei comportamenti autolesionistici. Incontra però l’amore, Nabid, che le restituisce equilibrio e speranza. Mentre Hana è ancora in Siria, Nadia scopre che Luca, il figlio ventenne per il quale stravede, ha il cancro. Insieme a Lorenzo, il padre del ragazzo, lo sostiene come meglio può. Con l’aggravarsi della malattia di Luca, la coppia, che ha ripetute crisi e momenti di sconforto, decide di portarlo a Parigi, nel miglior ospedale europeo specializzato nella cura dei tumori. Però i dottori francesi non danno loro alcuna speranza: a Luca restano solo tre mesi di vita.
Il ragazzo parte per un ultimo viaggio, va in Grecia. Ad Atene conosce Mark, un medico che lavora a Moria con gli emigrati; i due fanno amicizia e Luca decide di seguirlo. A Moria Luca conosce Nabid e Hana. Se ne innamora e propone ai suoi genitori di adottarli. In seguito Luca muore e anche Nabid, aggredito e violentato nel campo profughi, si uccide. Hana, disperata, si taglia le vene ma viene salvata in extremis. Mesi dopo, Nadia e Lorenzo riescono a ottenere l’affido provvisorio della bambina che va così a vivere con loro a Roma. Nadia e Hana, entrate in intimità, si trovano nella sofferenza: ognuna riconosce nell’altra il proprio dolore, quel medesimo vuoto. Sono due sopravvissute e l’unica possibilità che hanno per tirare avanti, nonostante quel buco nel cuore che non se ne andrà, è la condivisione. È sopportarlo insieme.